venerdì 27 febbraio 2009
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Davvero singolare il tempi­smo con cui, mentre Bep­pino Englaro faceva sa­pere che le foto scattate alla figlia Eluana, presso la casa di riposo ' La Quiete', erano state da lui autorizzate, la procura di Trieste decideva di non convalidare il sequestro del materiale fotogra­fico. Sequestro avvenuto da par­te dei carabinieri di Udine. Im­mediatamente le 130- 140 foto sono state restituite a Bruni. Al termine dell’esame del verbale di sequestro probatorio il pm Fe­derico Frezza – procura di Trie­ste – ha ritenuto «inesistente in radice» l’ipotesi di reato formu­lata dai Carabinieri dal momen­to che non esisterebbe alcun provvedimento dell’autorità e il protocollo è una scrittura priva­ta. Ma i limiti previsti dal proto­collo per l’accesso a quella stan­za? Sono stati posti da Englaro stesso, in qualità di tutore della figlia per cui - secondo il ragio­namento fatto in procura - lo stesso Beppino poteva decidere di derogare a tali limiti. Ecco in­fatti il padre di Eluana confer­mare, attraverso gli avvocati An­giolini e Campeis, «che le ripre­se fotografiche relative alla figlia Eluana e ai luoghi ove la stessa è stata ricoverata ad Udine sono state autorizzate, nell’esercizio della potestà del Tutore e quin­di nell’esercizio di un potere pri­vato, per i soli fini della docu­mentazione clinica e per le sole esigenze del trattamento sanita­rio ». Nessun problema quindi, a quanto pare, perché il padre trat­tenga le foto e la memoria che gli sono state passate da De Monte. Francesco Dal Mas Già restituite tutte le immagini. Gli avvocati di Englaro: l’autorizzazione era stata concessa direttamente dal padre
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